SPORTING CLUB…nuovo successo per STUDIOIMG.

Posted in Portfolio, Tendenza & Creatività on 15/12/2009 by studioimg

AND WINNER IS…(seconda parte)
Lo studioimg. di Giovanni Balletta raccoglie un nuovo successo aggiundicandosi il contest per la progettazione della logotipia e della MASCOTTE dello SPORTING CLUB – MILANO 3.
Anche qui alcuni ringraziamenti sinceri:
Al socio Fabio Marino che stimola la mia creatività;
All’amico Riccardo Cimino che con le sue costanti sollecitazioni “fomenta” la mia creatività;
A Raffaella che mi incoraggia e sostiene;
Grazie a voi.

TELE, COLORI E DINTORNI…(un post lungo e spero esauriente)

Posted in Didattica, Tendenza & Creatività on 15/12/2009 by studioimg

Il mio “operare” grafico è il frutto di anni di studio che mi hanno portato a confrontarmi in ambito artistico con diverse materie quali la storia dell’arte, la pittura, la scultura nonché infinite sessioni di disegno a mano libera su comuni fogli di carta che personalmente definivo come “la mia area di allenamento”, insomma una sorta di palestra artistica. Tuttavia ritengo che niente abbia più fascino della pittura, quella vera, fatta su TELA o magari JUTA. Di tanto in tanto ancora mi “diletto” con questa straordinaria forma d’arte e spesso qualche amico mi chiede quali sono i passi per “trattare” una tela prima di iniziare a dipingere. La risposta che più frequentemente mi sento di dare è  “Non serve che tratti la tua tela perchè in commercio esistono tele (pronte per il cavalletto) di ottima qualità, già trattate e pronte all’uso”. Di fatto oggi è così, solo in casi limitati ci si trova al “cospetto” di artisti che preparano da zero le loro tele. Bisogna però a questo punto fare un OBBLIGATORIA precisazione o meglio definire correttamente cosa si intende con l’espressione “PREPARAZIONE DELLA TELA”, con questa espressione molto spesso si intende la FASE DI IMPRIMITURA della tela stessa. Il processo di imprimitura è necessario affinché la consistenza di un materiale morbido, qual’è la tela per appunto, si adatti a ricevere pigmenti e colori. La fase di imprimitura è un processo piuttosto lungo e piuttosto laborioso, che se mal eseguito può irrimediabilmente compromettere il risultato finale del lavoro pittorico, per questo, ove possibile, si evita di ralizzarlo personamente. Tuttavia per soddidfare la curiosità di alcuni amici e di qualche lettore, proverò di seguito a speigarmi come realizzare un “corretto” processo di imprimitura partendo ovviamente da una breve dissertazione sulle diverse tipologie di “TELE”, di colori e pigmenti.

TELE
L’uso della tela di lino o di canapa, si afferma nella prima metà del secolo XV nei Paesi Bassi. In Italia compare per la prima volta a Venezia, nella seconda metà del secolo XV, dove l’uso della tela fu accettato a causa della facile deteriorabilità della pittura su tavola e perché permetteva di realizzare dipinti di varie dimensioni, anche molto grandi. L’introduzione della tela su telaio consentì inoltre un uso migliore della tecnica della pittura ad olio, grazie anche al ricorso ad una imprimitura più leggera e all’introduzione di resine più molli rispetto a quelle usate dai fiamminghi negli impasti; la maggiore facilità di lavorazione della materia pittorica favorì la diffusione della pittura: il pittore infatti poteva ora spostarsi con facilità perché con la tela ed i colori aveva già tutto quanto gli occorreva per dipingere. Generalmente le tele oggi in commercio hanno una preparazionecontinua a leggere cosiddetta “universale”, cioè composta principalmente da colle sintetiche e gesso e possono essere utilizzate in ogni tipo di tecnica pittorica (olio, acrilico, ecc.).
Tradizionalmente per pittura ad olio vengono utilizzate le tele di lino, che sono spesso trattate con una preparazione “grassa” composta da colla animale che permettono una migliore coesione dei colori ad olio (quindi grassi) con il supporto della tela. La tela è lavorata più volte prima di essere pronta a ricevere le ultime spalmature. La spalmatura ad olio trattamento squisitamente tradizionale, quando spalmata a mano ed essiccata all’aria aperta, è una preparazione dove il legante è l’olio di lino; su questa base i colori a olio trovano il supporto più idoneo per aderire. Solitamente reperibili in diversi tipi di tessitura (grana grossa, media, fine o extra fine) che ne determinano la qualità e il costo, le tele di lino sono considerate le migliori in assoluto per la trama fine e per la resistenza ai cambiamenti d’atmosfera. Inoltre, la tessitura fitta di questo tipo di tela conferisce un’alta resistenza alle trazioni. E’ per questo motivo molto indicata anche per opere di grandi dimensioni, che notoriamente necessitano di frequenti montaggi.

La tela misto lino, è realizzata in lino e cotone, e presenta più o meno le stesse caratteristiche della tela di lino, ma è più economica rispetto alla tela di lino 100%. Nel caso si utilizzino colori acrilici (magri), generalmente si opta per una tela trattata con la preparazione “universale”, cioè composta principalmente da colle sintetiche e gesso, ciò significa che possono essere utilizzate in ogni tipo di tecnica pittorica (olio, acrilico, ecc.), nel caso quindi, si utilizzino colori acrilici (magri), è opportuno assicurarsi che la tela prescelta sia trattata con la preparazione “universale”.
La tela di cotone, come quella di lino, ha come caratteristica una tessitura molto stretta ma a differenza di questa è molto sensibile alle variazioni climatiche e all’umidità, particolarmente conveniente, risulta però molto sensibile alle trazioni. Le tele di cotone possono essere tese, una volta montate su telaio, inumidendole sul retro in modo uniforme con acqua tiepida utilizzando una spugna. Una volta asciugata, la tela sarà perfettamente tesa. Questo stesso procedimento può essere utilizzato qualora si verifichino ammaccature.
La tela misto cotone è una tela realizzata con fibre di cotone miste a fibre sintetiche. Il nylon presente nella trama dà spesso luogo ad indesiderati riflessi di luce. Molto suscettibile alle trazioni, una volta deformata difficilmente torna tesa.
La tela di Juta è una tela dalla trama molto robusta che presenta nodi irregolari e sporgenti ed è appositamente scelta da chi desidera raggiungere particolari effetti “a rilievo” nelle proprie opere. In ultimo è opportuno accennare anche all’esistenza in commercio di particolari tele, sintetiche al 100%, realizzate con fibra di nylon di alta qualità che, anche in caso di applicazioni in esterno, risultano immuni ad agenti atmosferici e batterici.

I PIGMENTI (colori)
I pigmenti, sono chiamati comunemente “terre” in quanto la maggior parte dei colori tradizionali provengono da giacimenti naturali. La chimica industriale successivamente ha fornito alla produzione artistica prodotti sempre più sofisticati e chimicamente puri, che hanno permesso l’offerta di colori su scala industriale. La tecnologia ha inoltre permesso la produzione di pigmenti affidabili ad imitazione dei colori più costosi. I pigmenti possono essere di diversa origine: minerale o organica, naturale o di sintesi. Attualmente i pigmenti (circa il 95%) sono di origine sintetica e molte sono le varietà a disposizione.
Bianco di Titanio: biossido di titanio. Stabilità perfetta. Bianco azzurrognolo. Il più coprente ed il più potente (alto potere degradante).
Bianco di Piombo: crea una pellicola morbida e resistente. Asciuga bene rimanendo morbido. La sua pasta, molto untuosa, permette un grafismo preciso. L’opacità, anche se inferiore a quella del bianco di titanio, tende a diminuire con il tempo per questo si consiglia di utilizzarlo in un certo spessore.
Bianco di Zinco: meno opaco degli altri, è un bianco abbastanza freddo. Serve per creare opalescenze, velature, nebbie, fumo e per degradare un colore senza renderlo troppo opaco. Si consiglia di utilizzarlo in strati sottili.
Bianco di Titanzinco: il Bianco di zinco favorisce la siccatività del Bianco di Titanio, ne migliora l’untuosità della pasta e crea un film più robusto. Il Bianco di Titanio aggiunge opacità.
Cadmi: ottimo potere coprente e colorante. La loro stabilità alla luce è ottima. I gialli di cadmio sono dei solfuri di cadmio. Le sfumature più chiare possono contenere sulfuri di zinco che mescolati al blu danno bellissime sfumature. La loro vivacità di tinta è notevole. I rosii sono a base di seleniuri di cadmio o di solfo-seleniuri di cadmio.
Azoici: sono dei pigmenti organici e in genere di colore giallo, arancione o rosso. Sono pigmenti molto stabili alla luce.
Ossidi di Ferro: sono di origine naturale o sintetica. I naturali sono terre lavate e decantate. Al contrario degli azoici e dei cadmi sono tinte smorte. Permettono mescolanze cupe e una bella gamma di marroni e di grigi. Sono pigmenti semiopachi.
Quinacridoni: sono pigmenti che vanno dal rosso al viola e presentano una grande stabilità alla luce. Sono compatibili con tutti i pigmenti e il loro potere colorante è veramente notevole. I toni porpora permettono di ottenere i viola più belli ed i toni rossi gli arancioni più vivaci. Sono perfettamente stabili, ben coloranti e semitrasparenti.
Ftalocianidi: devono le loro speciali caratteristiche alla natura molto stabile della molecola di ftalocianina. I verdi di ftalocianina sono ottenuti a partire dai blu la cui struttura è modificata dal bromo o dal cloro. Sono trasparenti, molto coloranti e perfettamente stabili con tutti gli altri pigmenti.
Nero d’Avorio: è un nero molto caldo e come tutti i neri carbone è poco siccativo. Se ne raccomanda l’utilizzo in strati sottili.
Nero di Marte: è un nero molto siccativo, opaco e ad alto potere colorante.
Nero di Pesca: si ottiene calcinando e macinando i noccioli di pesca o di altri frutti. E’ un nero molto caldo.
Nero Freddo: è un nero opaco con sfumatura azzurrognola.
Cobalti: Questi pigmenti sono indistruttibili e sono compatibili con tutti gli altri ma hanno un potere coprente e colorante ridotto. Bisogna evitare le impastature con questi colori poiché essiccano molto lentamente.
Gialli di Cromo: hanno la qualità di essere opachi e di avere un elevato potere colorante.

IMPRIMITURA (preparazione della tele)
Gli antichi riponevano una notevole cura nella preparazione dei suppporti che dovevano ricevere la pittura. Vi sono diversi tipi  di imprimiture che variano a seconda dei materiali usati ed a seconda dei supporti. I legni usati generalmente per le tavole erano di pioppo (nella scuola italiana con maggiore frequenza) o di quercia (quest’ultimo più usato dai fiamminghi). Poi si passò progressivamente all’uso di tele di canape o di lino (già molto prima del cinquecento si usavano tele incollate alle tavole, anche il cennini ne parla: il loro uso era antichissimo). L’uso delle tele sostenute da telai fu man mano preferito alle pesanti tavole.  Il motivo è che quest’ultime permettevano di realizzare grandi quadri facilmente trasportabili per la leggerezza. Sono documentate varie tipologie di imprimiture realizzate a seconda del supporto. L’esigenza primaria delle imprimiture su tela comunque a differenza di quelle su tavola era evidentemente la necessità di una maggiore elasticità probabilmente ottenuta con colle di glutine e l’uso di olio nell’impasto.  Quindi a seconda del suppporto e della bottega potevano essere usate metodologie e dosaggi diversi. Tra le numerose tipologie di imprimiture ve ne sono anche di documentate con colla di farina di frumento con l’aggiunta di gesso o creta (carbonato di calce). Una imprimitura  adatta per le tavole poteva per esempio essere costituita da colla di formaggio (caseina) e gesso. Si passava poi presumibilmente ad una seconda imprimitura di grafite e di nero di vite sciolta in una leggera quantità di olio. Quest’ultimo aveva una funzione anche di riduzione dell’assorbimento del gesso e quindi questo contribuiva ad una migliore saturazione dei colori mantenedone  una buona brillantezza. I dipinti su  tela erano presumibilmente con questa seconda imprimitura che ne garantiva una maggiore elasticità. Per la tela si scelsero colle meno rigide della caseina (la cosidetta colla di formaggio), quest’ultima adatta per le tavole per la sua rigidezza ed insolubilità che ne garantiva una maggior resistenza all’umidità.
Quindi in definitiva nel corso del sedicesimo secolo alla preparazione tradizionale a colla e gesso (che era una imprimitura chiara) seguirono sempre più preparazioni colorate che andavano spesso a sovrapporsi ad una prima imprimitura di gesso e colla e contenevano anche dell’olio di lino o di noce con l’aggiunta di pigmento colorato. Citando le parole del Vasari nella sua opera famosissima “le vite” troviamo una descrizione eccola: “Ma per mettere in opera questo lavoro si fa così: quando vogliono cominciare, cio è ingessato che hanno le tavole o quadri, gli radono, e datovi di dolcissima colla quattro o cinque mani con una spugna, vanno poi macinando i colori con olio di noce o di seme di lino (benché il noce è meglio, perché ingialla meno), e così macinati con questi olii, che è la tempera loro, non bisogna altro, quanto a essi, che di stendergli col pennello. Ma conviene far prima una mestica di colori seccativi, come biacca, giallolino, terre da campane, mescolati tutti in un corpo et un color solo, e quando la colla è secca impiastrarla su per la tavola: il che molti chiamano la imprimatura”.

IMPRIMITURA (metodo classico) per dipinti ad olio:
Per ottenere un’ imprimitura ottimale e, soprattutto, che sia in grado di soddisfare le personalissime esigenze di ciascun artista, bisogna tener conto degli ingredienti e di quale precisa funzione abbia ognuno di essi nel composto:
GESSO di Bologna: serve essenzialmente a dare corpo all’impasto. Se ne deve aggiungere lo stretto indispensabile, senza esagerare, altrimenti la gessatura creperà. Non va utilizzato il comune gesso edile, in quanto questo nn è chimicamente inerte come il primo. Il gesso edile lo si ricava macinando e cuocendo il gesso allo stato minerale (in modo che perda una molecola d’acqua). Quando andiamo ad aggiungere l’acqua al gesso in polvere nn facciamo altro che ripristinare l’equilibrio chimico iniziale… ed esso torna allo stato solido.
Ciò nel noastro caso interferirebbe con le caratteristiche del composto, perchè l’unico legante deve essere la colla di coniglio. Quindi l’unica alternativa al gesso di Bologna è macinare dei gessetti da lavagna, o al massimo del gesso edile che abbiamo precedentemente impastato con acqua e fatto indurire.
LA COLLA DI CONIGLIO: è il legante vero e proprio. ed è la colla più simile alla colla di pergamena che veniva utilizzata in passato. Rende al meglio se utilizzata calda, ma non bisogna MAI farla bollire, altrimenti perde di efficacia.
OLIO DI LINO COTTO: in mancanza il crudo. Essenziale con le tele (meno con le tavole) perchè è ciò che dà elasticità al tutto. Per affinità favorisce l’adesione del colore ad olio.
MIELE: opzionale. Serve essenzialmente per limitare l’assorbenza della gessatura (ed elasticizza anch’esso come l’olio). Spesso lo si utilizza perchè rende più piacevole stendere il colore ad olio che risulterà inoltre più brillante. Rende più facile sfumare e compenetrare le prime campiture di colore steso a corpo.
FUNGHICIDA: opzionale. serve a prevenire l’eventuale formazione di muffe. in passato si utilizzava fiele di bue… Leonardo invece a tal fine urinava sulle sue tele o tavole.
PIGMENTO BIANCO : al titanio o piombo. opzionale. Serve semplicemente a colorare l’impasto di bianco. Volendo si possono utilizzare altri colori (ocre o terre).

Ottenuto un impasto omogeneo (la “posologia” varia a seconda delle esigenze aritistiche) da questi componenti bisogna spalmarlo a più strati (finchè quasi nn si vede la trama) su tela oppure su iuta grezza. Ogni tanto carteggiare con carta abrasiva fine la superficie. E’ molto importante non eccedere con gli strati di imprimitura per evitare chel la stessa sia oggetto di crepe oppure favorire una eccessiva rigidità della tela stessa (condizione che pregiudicherebbe la possibilità di arrotolare la tela stessa). Ovviamente il principio base da cui partire è: se la tela è troppo dure c’è troppo gesso se invece l’imprimutra risulta POCO consistente vuol dire che è stato usato troppo olio o troppa colla.

CONSIDERAZIONI (storico-moderne):
Per le tele fondamentali risultavano quindi essere per l’elasticità la biacca e l’olio. Per le tavole invece l’imprimitura era fatta con gesso e colla. Un imprimitura a gesso e colla è molto assorbente ed è più adatta alla tempera. L’olio infatti su un imprimitura a gesso e colla viene assorbito in gran quantità e dato che col tempo ingiallisce fa ingiallire anche un po’ la preparazione che lo ha assorbito. Molto importante per la conservazione della luminosità di un quadro ad olio è il fondo bianco. Il quadro fatto con il medium olio nel tempo ingiallisce e scurisce ed inoltre vi è una perdita di capacità coprente. Se il fondo è bianco però la perdità di capacità coprente compensa l’inscurimento dell’olio facendo affiorare il biancore dell’imprimitura. Comunque il grado di assorbenza e soprattutto la porosità dell’imprimitura hanno un ruolo importante per l’aderenza degli strati pittorici. Importante è anche la porosità perchè un fondo troppo liscio potrebbe far scivolare la pittura (soprattutto con l’uso dell’olio di papavero che si restringe molto nell’asciugatura ed è più sensibile al calore, più di dell’olio di lino). Molto importante nella pittura ad olio è dipingere grasso su magro e quindi gli abbozzi vanno dati più a corpo mentre le velature finali sono più diluite.

PEACE COLLAGE – Finalmente acquistabile ONLINE

Posted in Impegno sociale, Portfolio on 30/11/2009 by studioimg

Finalmente ON LINE è acquistabile la stampa “PEACE COLLAGE”. La stampa cn misure 32×60 cm. è realizzata su canvas per stampe digitale e rifinita a mano. La stampa è limitata a solo 10 pezzi rigorosamente numerati e firmati.

La stampa si può acquistare CLICCANDO QUI al costo di 200 dollari (circa 130 euro + 15 euro di spese di spedizione). Inoltre per chi non desidera acquistare la stampa cartacea, CLICCANDO QUI si potrà acquistare il DOWNLOAD del file per essere stampato (fai da te).

L’intero ricavato sarà devoluto alla ONLUS ASSOCIAZIONE BAMBINI CARDIOPATICI

www.bambinicardiopatici.it

KATAKLÒ – Il libro del dietro le quinte finalmente sfogliabile online

Posted in Portfolio on 27/11/2009 by studioimg

LIBRO KATAKLO’…da sfogliare tutto di un fiato!!!!

CLICCA QUI PER SFOGLIARE IL LIBRO

GUERRILLA MARKETING…pubblicità non convenzionale!!!

Posted in Didattica, Tendenza & Creatività on 27/11/2009 by studioimg

Il termine GUERRILLA, nell’accezione più comune, nasce “in ambito militare per indicare un particolare tipo di lotta armata, condotta da unità irregolari, contro potenti eserciti regolari”.

Prima ancora di entrare nel linguaggio del marketing, il termine guerrilla è stato adottato da vari gruppi, sia appartenenti al mondo dell’arte (guerrilla art), sia a quello dell’ideologia (comunicazione guerrilla).

Il termine guerrilla entra a far parte del marketing grazie a Jay Conrad Levinson che dal 1989 al 2005, in soli sedici anni, ha scritto più di trenta volumi sulla pubblicità guerrilla e sul guerrilla marketing.
Come per la guerrilla art e la guerrilla communication, anche la pubblicità guerrilla nasce con l’intento di emergere tra miliardi di messaggi pubblicitari ed attirare l’attenzione del consumatore grazie al suo modo di agire e comunicare molto innovativo, solo che in questo caso lo scopo è il profitto.

Le sue tecniche sono originali, non convenzionali, imprevedibili e fuori da ogni schema: “L’unica regola è non avere regole”.

I media utilizzati spaziano dalle installazioni, a stickers appiccicati ovunque, agli stamps sui muri, a flyers particolarmente originali, fino ad arrivare alle scritte nei posti più impensati, come il fondo di un bicchiere, l’asse all’ingresso di un parcheggio. O la fronte di alcuni ragazzi incaricati di andare in giro per strada e farsi vedere dalla gente.
Ma non solo. Oltre ad inventare nuovi mezzi, la pubblicità guerrilla trova anche nuovi modi per utilizzare i vecchi. Ad esempio, a Tokyo, la Adidas ha utilizzato un cartellone pubblicitario raffigurante un campo di calcio per far giocare due veri calciatori, appesi ad una corda.

Dati i suoi bassi costi, il guerrilla marketing si presta bene per la comunicazione di brand e di prodotto delle piccole aziende che non hanno la possibilità di utilizzare grossi budget per grosse campagne sui media tradizionali. Ma viene abbondantemente utilizzato anche dai megabrand e dalle multinazionali che utilizzano questo metodo per lo più per aumentare la visibilità del marchio.

Oggi il “Guerrilla Marketing” non viene disdegnato né dalle piccole aziende, né dalle grandi multinazionali.
L ’obiettivo del Guerrilla Marketing come vera e propria forma comunicativa fu definito da Levinson nel 1984 come “achieving conventional goals, such as profits and joy, with unconventional methods, such as investingenergy enstead of money”, ovvero “raggiungere obiettivi convenzionali, come profitti e successo, con metodi non convenzionali, investendo energia anziché soldi”.

Nel corso del tempo, sia negli Stati Uniti, sia nel resto del mondo si è assistito a varie forme di applicazione di tale strategia. A colpi di comunicazione non verbale e paraverbale, tutti prima o poi a siamo caduti vittime della “Guerrilla Marketing”, chi consapevolmente, con una sorta di rassegnazione, chi inconsapevolmente.
L’effetto sorpresa, la novità e l’esagerazione sono gli aspetti caratterizzanti di questa scelta di mercato che deve a tutti i costi “far parlare di sé”.
La “Guerrilla” deve raggiungere il consumatore nei momenti e nei luoghi in cui non è attiva la sua “advertising cosciousness”, quando le sue reticenze e difese nei confronti dei messaggi pubblicitari sono abbassate, quindi quando è “senza armi”,…insomma, quando “meno se lo aspetta”!! Cio’ garantirà l’eco e la divulgazione del prodotto.

CONTEST “GIMME TUNES”

Posted in Portfolio on 19/10/2009 by studioimg

AND WINNER IS….!!! Giovanni Balletta si aggiudica il contest per la progettazione del packaging per GIMME TUNES Glamorous Speakers.
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Le T-shirts “PEACE WANTS YOU!”

Posted in Impegno sociale on 30/09/2009 by studioimg

Sono disponibili a questo link le 3 T-shirts intitolate “PEACE WANTS YOU” ispirate al tema della pace ed ai suoi più grandi “esponenti”.

Ci piace sottolineare che TUTTO il ricavato di questa iniziativa sarà INTERAMENTE devoluto all’Associazione BAMBINI CARDIOPATICI NEL MONDO

Allora dateci dentro.
peace

Fai sentire la tua voce sul cambiamento climatico

Posted in Impegno sociale on 28/09/2009 by studioimg

Fai sentire la tua voce ai capi di Stato di tutto il mondo in occasione della COP15, la più importante conferenza sul cambiamento del clima del decennio
Al momento le nazioni sono impegnate nel trovare un accordo sulla protezione del mondo e noi vogliamo raccogliere la tua opinione a 360°.

Barbara Palladino: tra moda, tendenze e creatività

Posted in Tendenza & Creatività on 22/09/2009 by studioimg

Pubblichiamo di seguito un interessante stralcio dell’intervista a Barbara Palladino pubblicata su talentsmag

Barbara ed il mondo della moda, dove comincia questa passione?
E’ una passione con cui sono nata, ce l’ho da sempre. In “epoche non sospette”, da piccolissima, creavo gioielli colorati con i fili elettrici che si trovavano all’interno dei cavi del telefono. Allora mi sembrava normalissimo. Oggi se ci ripenso li trovo stilosi da morire! Se ritrovassi in giro quei materiali, che oggi non fanno più, metterei in piedi una linea di gioielli apposita. Negli anni sono sempre stata appassionata di moda, acquistavo riviste specializzate e di nicchia che i miei coetanei neanche conoscevano, leggevo molto, studiavo stili, designer. Mi compravo capi originali che, magari, ad altri potevano sembrare un po’ eccentrici. La moda per me, allora come oggi, era un gioco. Ma un gioco da prendere molto seriamente!

Quando hai capito di avere un talento per le tendenze?
Diciamo che nessun re si incorona da solo, ma c’è sempre qualcuno che ti dice: “hai talento” o “trovo che il tuo lavoro abbia qualcosa da dire”. Io avevo sempre avuto una passione, che ad un certo punto ho deciso di trasformare in un corso di studi. Poi nel tempo, incontrando persone che lavoravano nel mondo della moda, mi veniva detto che avevo fiuto, i miei lavori piacevano. Mi è capitato spesso di sentirmi dire, sin dagli inizi, che i miei lavori avevano uno stile riconoscibile, il che mi sembra un bel complimento.

Cos’è per te il bello e che rapporto hai con esso?
E’ una domanda semplice, ma dare una risposta è difficilissimo. Credo che sempre di più il concetto di “bello” sia diventato mutevole e molto personale. Basti pensare alle mode del momento. Oggi va tantissimo lo stile “hipster”, quello fatto di jeans skinny, con “trucker hat” da camionista americano, meglio se fluo, sciarpine e occhiali con la montatura spessa, nera o colorata. Beh, pensiamo che alcuni elementi di quello stile, dieci anni fa, erano tipici dei “nerd” americani. Ciò che allora era da “sfigati” oggi è da persone “cool”. Questo concetto di “bello” altalenante, che varia a seconda dei target e del momento storico mi affascina. Il mio personalissimo concetto di “bello”, ad ogni modo, coincide con la “personalità” di una scelta stilistica, di un capo o proprio di una persona o, ancora, con un particolare fuori posto che “stride” con una bellezza statica e immutabile. Insomma, il dettaglio che mi distrae e cattura la mia attenzione è “bello”. Ciò che mi affascina e mi incuriosisce è “bello”.

Dammi la “cartella clinica” della moda attuale dei ragazzi e delle ragazze di oggi.
Personalmente sono entusiasta della moda di questo periodo, perché mai come ora “la moda è di moda”. Anni fa andavano solo le more, poi c’è stato il momento del total dark, di un certo tipo di taglio per gli abiti. I teenager di quindici anni fa avevano dei look “seriosissimi”! Troppo. Il massimo dell’anticonformismo era cucirsi i jeans con le spille da balia, giocare a fare i punk. Fino a qualche anno fa persino nelle campagne pubblicitarie andava solo la donna mediterranea, con capelli scuri. Prova a guardare oggi! Sono tornate icone di stile che hanno scardinato tutti i canoni, e penso a Roisin Murphy o, più recentemente, a Lady Gaga. Finalmente gli stili si sono mixati e anche per strada si osa molto di più. Oggi puoi vestirti come vuoi, persino esagerare con un colore o una fantasia, anzi, più ti porti verso il limite, più dimostri personalità. Molto del merito va anche alla musica, ai videoclip magari non mainstream che i ragazzi vedono su Internet e che veicolano stili nuovissimi, originali. Sono entusiasta del fatto che la moda, ultimamente, mi sembra molto meno “moralista”, più aperta a stimoli e contaminazioni, nel senso che non ci sono più dei “diktat” immutabili, ma suggerimenti di stile che puoi fare tuoi, per poi crearti su misura un look personale.

Un consiglio di moda che ti sentiresti di dare?
Me ne vengono in mente due. Il primo è non essere schiavi dei marchi. Incontro spessissimo ragazze letteralmente fissate con le griffe, che devono acquistare a tutti i costi la borsa di un certo stilista o la cintura di un altro. Magari non possono permettersela e finiscono per comprarla, contraffatta, su una bancarella. Per me amare la moda è un’altra cosa: è documentarsi su ciò che è andato in passato, su cosa va all’estero, viaggiare, conoscere, passare ore su Internet sui blog stranieri che seguono le tendenze, scoprire nuovi stilisti emergenti, perdere la testa per un capo fatto a mano che nessun altro ha. Il primo consiglio, quindi, è non seguire la massa e non sentirsi mai delle “fashion victim” solo perché nel proprio armadio c’è una borsa di Louis Vuitton, magari identica a quella delle nostre amiche.
Il secondo consiglio che darei è non farsi “spaventare” dalla moda. Molte ragazze vorrebbero indossare qualcosa di insolito, ma non lo fanno perché si vergognano o si sentono insicure, così finiscono per conciarsi tutte uguali. Vuoi vestirti di verde fluo? Fallo. Vuoi rasarti i capelli a zero e farti quattro pearcing? Se lo senti uno stile tuo, perché no? Il miglior vestito, per me, è la sicurezza in se stessi, stare a posto nei propri panni, di qualunque tipo essi siano.

Cool Hunter a Budapest… Mi vengono in mente le calze a rete e le Bic nella valigia, ma so che dietro c’è tutt’altro, raccontaci di questa esperienza!
Ho vissuto a Budapest qualche anno fa per motivi di studio, ho frequentato una scuola molto conosciuta nei Paesi dell’Est che sforna dei veri e propri talenti. Si chiama Magyar Iparmüveszéti Egyetem e, a differenza di come siamo abituati qui da noi, ingloba sotto di sé tutte le discipline artistiche, dalla moda, alla grafica, alla regia, alla fotografia, all’animazione. Io mi sono dedicata alla moda e alla fotografia e ho cominciato a frequentare l’ambiente per così dire “artistico” della città. In seguito sono tornata più volte e ho cominciato a collaborare con uno studio di creativi di lì, che mi hanno commissionato delle ricerche sulle tendenze street style. E ho cominciato a lavorare come cool hunter. Ad ogni modo l’immagine “da Bic e calze a rete” è davvero lontanissima da quello che è oggi Budapest: una città splendida, piacevolissima da vivere, fervida di impulsi creativi dove ho visto talenti che in Italia neanche ci immaginiamo… Il problema, lì, è che manca un’industria vera e propria della moda e una tradizione manifatturiera come la conosciamo noi.

Una donna a 360° gradi che strizza l’occhio anche alla realizzazione di gioielli, come te la stai cavando?
Molto bene, direi. Realizzo gioielli da sempre, uso cristalli, pietre semipreziose e persino materiali più “poveri” come l’acciaio o la plastica. E’ una cosa che mi ha sempre divertito e, da passione, si è poi trasformata in un impegno molto più serio. La mia creazione preferita è una collana ispirata ad un modello di Chanel degli anni Cinquanta. E’ in plastica, ma le pietre sono così particolari che finisce per costare più di una fatta in argento!

Servizi di moda per testate, l’esperienza da Gattinoni come fashion designer, i lavori come stylist, hai lavorato per un sito con una rubrica su consigli di stile, l’attività come web content writer per i siti del canale di moda… Capisco la crisi occupazionale, ma tu dove vuoi arrivare?
Non mi pongo limiti, a dire il vero. Credo che aver spaziato in diversi ambiti, ma sempre inerenti alla moda, mi abbia fatto fare esperienze che mi hanno professionalizzato in maniera completa. Ho fatto la fotografa di moda, la stylist, la giornalista, l’esperta per consigli di stile sul Web. Affrontare diversi ambiti mi ha aiutato a comprendere meglio tanti fattori che, se fossi rimasta fossilizzata su un solo settore, non avrei mai conosciuto. Dove voglio arrivare? Credo che non abbandonerò mai il mondo della moda e magari, dopo anni passati a realizzare servizi di moda per la carta stampata, mi dedicherò allo styling per i videoclip, un settore che mi affascina sempre di più. Ma sarei interessata anche a consulenze per aziende di moda. Tutti i settori in cui ho lavorato mi hanno professionalizzato a 360 gradi e non mi dispiacerebbe mettere a disposizione di qualche marchio tutto ciò che ho imparato.

Contatti: http://www.myspace.com/barbarapalladino

E-mail: bapalladino@yahoo.it

Luca Baseggio: street art and dreamers collection

Posted in Tendenza & Creatività on 22/09/2009 by studioimg

Pubblichiamo di seguito un interessante stralcio dell’intervista a Luca Baseggio pubblicata su talentsmag

Qual’è la “strada” che porta Luca ad esprimere la propria creatività?

Allora diciamo che una strada vera e propria non c’e’; mi baso sopratutto sui sensi, sulla fantasia e sulle esperienze di tutti i giorni. Un continuo sviluppo di idee che si plasmano, crescono e si modificano.
Quello che sono ora e che esprimo attraverso immagini e’ il risultato di viaggi di incontri; di nozioni che si condividono e si scambiano.
La fantasia credo che sia fondamentale nel mio lavoro creativo.

Come nasce e cresce la tua passione?

Sono cresciuto e vivo tra persone che credono nei cambiamenti possibili; prestando attenzione a ciò che molta gente ignora; iniziando appunto dalla strada, come un piccolo segno lasciato su un muro, uno sticker un poster.
Vedo molta gente guardare dritto senza dare importanza ad uno stile d’arte che per molti e’ appunto invisibile. Ho vissuto a Londra per alcuni periodi della mia vita; e l’esperienza inglese ed europea ti apre inevitabilmente nuovi orizzonti; molto di più che in realtà circoscritte come in Italia.
Culture differenti , avanzate, stili che apprezzi e comprendi; fai tuoi e con il tempo li modifichi secondo il tuo stile.
La Street art e’ secondo me un fenomeno nato dal bisogno di identificarsi; la possibilità che le proprie idee siano viste da tantissime persone.
Non condivido sicuramente il segno lasciato solo come devasto, amo il bello non lo scempio.

L’avvento di Internet e delle nuove tecnologie, quale è stato il tuo impatto con esse?

Tra noi giovani Internet e’ diventato un must; ma non visto come una moda , bensi’ come strumento che apre nuove possibilità di interscambi culturali a distanza.
Tenersi in contatto con amici che fanno arte dall’atra parte del mondo oggi è semplicissimo , basta una mail o un programma di instant messaging:
Anche il computer con tutti i suoi nuovi strumenti creativi ha contribuito in modo fondamentale nel mio sviluppo artistico e lavorativo.

“Dream” “Sogna”, cosa vuoi esprimere attraverso i visi delle tue creazioni, speranza, malinconie o cos’altro?
The dreamers collection e’ un progetto a se stante; e’ una collezione che nasce proprio da questo termine “dream” o “sogna”.
Intendo con questo esprimere sopratutto la mia fantasia. Il vedere e sognare in un viso o in un espressione altre forme che posso accostarsi e svilupparsi.
I sentimenti sono diversi come diverse possono essere le emozioni che ho vissuto e che vivo di giorno in giorno. Nella mia vita ho passato momenti difficili e tristi che ricordo ancora in alcune mie opere; ma penso che dalle esperienze negative si cresca; ed è per questo che le voglio comunque ricordare; ma sopratutto ora sono felice di averle superate e felice di vivere; molte mie nuove opere si basano proprio
sul riscoprire ed apprezzare la felicità del vivere.

Personalmente le tue foto mi danno un senso di futuro prossimo, personaggi alla Blade Runner per intenderci, in che Mondo vivono le tue creazioni?

Beh… basti pensare che gli esempi che mi hanno portato ad avere un certo stile sono persone come
Dali’, HR giger, Enki Bilal; visionari del nuovo millennio; oppure i fumetti neofuturisti di Hawlett come Tank Girl;
penso alle le creazioni video di David lynch, Chris Cunningam. E’ vero film come Blade Runner, Akira, Ghost in the shell; le musiche di Aphex Twin o Squarepusher e Boards of Canada; Il tutto fa parte del mio bagaglio culturale che mi porto dietro; quindi e’ facile pensare che anche le mie opere portino alcune di queste idee dentro di loro.

Quali tecniche usi per le tue opere?
Ho sempre pensato che più della tecnica sia l’idea a predominare;
poi il modo di rappresentare uno stile non ha limiti.
Da un muro a un quadro, tele grandi o piccole; posters; stickers; stencils; timbri; sculture.

Progetti futuri?
Tantissimi progetti; come ho detto the dreamers collection e’ solo una parentesi della mia creatività.
Sto portando avanti nuove idee ora; che si chiamano “Riflessione” e “Me died”.
Riflessione intesa come punto di un progetto. Fermarsi a riflettere sulle mie creazioni ed iniziare un lavoro di manipolazioni fotografiche e simmetrie vettoriali (studio primo) Il progetto nasce sulla falsa riga di “the dreamers collection” ma va oltre ; gioca ancora di piu’ con la grafica e con nuove forme che si possono ottenere specchiando le mie creazioni; uno studio interessantissimo ed innovativo.
“Me died” e’ un progetto esclusivamente incentrato sulla tecnica del fotomontaggio. La possibilità di studiare me stesso e la morte. Fotomontaggi creativi in cui me stesso trova un altro me in procinto di morire in diverse situazioni prese dalla quotidianità che ci sta attorno.
Date di nuove mostre ancora non sono delineate ma penso che prima della fine dell’anno organizzerò due personali con i due diversi progetti a Roma.

Contatti

http://www.myspace.com/dreamerscollection

http://www.dreamerscollection.com